Antica Via del Sale da Castellaro a Sori in SkiAlp

Di GIANCARLO COSTA ,

Antica via del Sale apertura (foto Cristian Candiotto)
Antica via del Sale apertura (foto Cristian Candiotto)

“In una società che ormai ci fa vivere nella frenesia e del voglio tutto e subito, l’alpinismo mi ha insegnato che la pazienza è davvero la virtù dei forti”

Ecco il racconto di Alessandro Beretta e della Guida Alpina Cristian Candiotto (in arte Cinghio) dell’Antica Via del Sale da Castellaro a Sori in SkiAlp, lunga 72 km con 3200 metri di dislivello.

La prima volta che decisi di percorrere l’Antica Via del Sale insieme ad un mio amico era Giugno 2017. Allora l’alpinismo ed ancor meno lo scialpinismo non sapevo cosa fossero, non ne conoscevo storia e dinamiche, facevo solo qualche camminata in montagna. Dentro di me però qualcosa stava cambiando, stava crescendo la passione verso questo mondo ed il viverlo solo camminando non mi bastava più. Un anno dopo conobbi Cinghio, la mia Guida ancor oggi, ed iniziammo un percorso Alpinistico su tutti i terreni: roccia, ghiaccio, misto, alta quota … fino ad arrivare allo scialpinismo.

Con Cinghio non si vivono mai delle esperienze a freno tirato, lui mette passione, cuore, anima e corpo e, se si crea il feeling, ti trasferisce tutta la sua esperienza in rapporto Guida/cliente unico. È così che il nostro rapporto cresce e nel raccontarci le nostre avventure un bel giorno gli parlo di questa attraversata. La Via del Sale, dalla pianura al mare, un trekking che avevo fatto in 3 giorni in un ambiente di rara bellezza, che univa storia e culture diverse. Il Cinghio, soprannome mai più azzeccato, che ama le avventure e mettersi in gioco mi chiede “Cosa ne pensi se la facessimo in inverno con gli sci, sarebbe fattibile?”

Beh che dirvi, aspettavo solo questo. Ormai il suo stile, il suo modo di vivere la montagna era ed è diventato il mio. Sci presi, uscite fatte, serviva solo la giusta perturbazione per provarci.
Arriva il Covid e con lui anche la nevicata tanto attesa, quella fuori logica, quella che non ti aspetti, quella che imbianca l’impossibile. Un TG mostra un cervo che passeggia per il paese di Torriglia durante la nevicata ed è proprio in quel momento che mi si è accesa la lampadina.
Cinghio si può fare!

Nel tempo dell’ora partono chiamate, richieste di info tra amici miei e colleghi di Cinghio, visione di webcam ed altro, ma essendo un’idea fuori dal comune non eravamo così certi di quello che ci aspettava.
Ma ormai eravamo decisi. Nel giro di 2 giorni pronti e poi la mazzata! Le restrizioni Covid bloccano tutto e così anche il nostro progetto. Probabilmente doveva andare così, i tempi non erano ancora maturi. In questi 3 anni ne abbiamo poi sempre parlato, ma di nevicate così, poi a quella quota non ce ne sono più state. La paura così che il nostro progetto potesse essere solo un sogno inizia a prendere un po’ spazio. Ma come dice Cinghio “eeeh tempo al tempo”

È giovedì, è gennaio, è il 2023, anche quest’anno la neve fatica ad arrivare. Noi siamo pronti a partire per 3 giorni in Dolomiti in colonna sotto quelle 4/5 linee interessanti di ghiaccio e misto da scalare. E’ mattino ed a casa mia inizia a nevicare. Abito nel Pavese nel bel mezzo delle risaie e le zanzare, allora butto un occhio in Oltrepò con le webcam e nevica, idem nell’entroterra ligure. Non ci credo, nevica bene. Sono le 8.00 del mattino. Cinghio è sempre full, ha già incastrato mille cose prima di trovarci poi ad Edolo, verso la mezza, gli scrivo. Andiamo? E vediamo che succede.
Come si poteva immaginare, l’ora a seguire è un delirio, telefonate a destra e sinistra, cambi programmi, cambi assetto. Lui sale a Sondrio per i suoi impegni, disdice gli altri e poi per le 14 ci vediamo a casa mia. Arriviamo a Castellaro al tramonto, un piccolo paese sopra Varzi. La scelta di partir da qui non è tanto per i 300 metri di dislivello che separano i 2 paesi ma per un sentiero non troppo agevole con gli sci causa una vegetazione troppo fitta e diversi tratti in asfalto. Alle 18 abbiamo gli sci ai piedi e, non ci credo, la nostra avventura sta per iniziare.

Non vi nego che questa cosa un po’ mi preoccupa. La tratta è lunga, il dislivello c’è ed arrivando di notte non avremo così ampio margine per riposarci per il giorno seguente. Tutto attorno a noi è fuori senso, il paesaggio è irreale, è come calarsi nel bel mezzo di una favola e viverla. Boschi imbiancati, dorsali, pascoli, il tutto visto con la luce della notte. Il vento che trasporta i cristalli di neve e la luce del Cinghio che a passo deciso traccia i binari in questa cavalcata.
Dopo circa 4 ore e mezza tocchiamo la vetta del Monte Chiappo (quota 1699 metri) la cima più alta di tutta l’attraversata e da lì con una sciata notturna sotto un vento che ci travolge sulla dorsale arriviamo alle 23.00 all’albergo Capanne di Cosola. L’accoglienza dello storico gestore non ha eguali. Crespelle, affettati, vino e dolce come fossimo ad un pranzo di gala senza calcolare l’orario sono ormai le 24. Dopo aver gozzovigliato a dovere andiamo a riposare, la mattina ci attende con un’altra bella tappa!

La sveglia non tarda a venire, tutta la notte è stata mossa da un vento Patagonico ed il mattino non è diverso. Fuori è freddo, c’è vento e parecchia nebbia. Decidiamo così di posticipare di almeno un’ora la partenza. Oggi non abbiamo problemi di orario e, come dice Cinghio, “Al massimo corriamo”. È così che verso le 9.30 dopo aver ringraziato di cuore il gestore decidiamo di partire.
La mattina scorre nella solitudine più totale. Ogni tanto le nuvole decidono di lasciar spazio a qualche raggio di sole per mostrarci qualche scorcio di panorama.
Si sale si scende, è uno spazio infinito dove ci sembra di viaggiare fluttuando in aria tra cielo e terra. Come previsto verso le 12.00 ci troviamo nei pressi del Monte Carmo, la nebbia si dirada e lascia ai nostri occhi il piacere del paesaggio circostante: super!

E allora perché no, facciamola questa sciata e così decidiamo di scendere la sua spalla per poi immetterci nel sentierino che tra salti, curve e tornanti ci deposita alla strada asfaltata del paese di Capanne di Carrega. Qui percorriamo un km di asfalto per andare a gustare un pranzo genuino a Casa del Romano, storica trattoria della Via del Sale. Ovviamente abbiamo pensato poi di idratarci a dovere.
Il Parco dell’Antola ci accoglie con una vista unica sugli Appennini, le Alpi e tutto l’entroterra ligure, siamo immersi in tutto il suo spettacolo. In circa 2 ore raggiungiamo l’omonimo monte che dà il nome al parco; il tramonto è alle porte e tutt’attorno si tinge di rosso. Vediamo il mare, le sue coste e risalendo verso nord tutta la catena delle alpi: il Monviso, il Monte Rosa, ed in lontananza si scorgono un po’ delle nostre “Amate Orobie”. Da qui la discesa con gli sci ai piedi si fa un po’ “ardua” diciamo così, sci e pelli si stanno ancora lamentando tra sassi, rami, piante e chi più ne ha ne mette. Non ci siamo fatti mancate nulla, ma con tenacia e grinta a sera siamo a Torriglia. La seconda tappa è stata raggiunta.
Pernottiamo nel B&B Tiffany, appena fuori paese. Il gestore, gentile, ci accompagna a cenare e poi il giorno seguente ci porta all’attacco del sentiero per riprendere il nostro tragitto. È bello vedere quanta accoglienza e spirito di valorizzazione ha la gente del posto per questa attraversata. Questo è veramente un valore aggiunto.

Ora siamo all’ultima tappa, 27 km 1000d+ e 1650d-. La testa inizia a frullare, ci avviciniamo al mare, che bello sì, ma quanta neve avremo ancora prima di iniziare un portage con sovraccarico? E conoscendo bene Cinghio, la mia Guida, dovrò sparare a sud fino al mare con ritmi a dir poco da maratoneta! Mi viene già mal di testa, ah ah ah.
Così colazione prima dell’alba e alle 7 siamo all’attacco, iniziamo a risalire la strada asfaltata dopo un km siamo sul sentiero, non molta neve ma si va via lisci col solito Cinghio che mi urla “dai Ale qua bisogna essere veloci! Qua si recupera del tempo!” Sinceramente non ho capito ancora adesso, dopo 4 anni di uscite, quand’è il momento per andar tranquilli.
L’attraversata corre veloce, il profumo del mare si fa sentire, il paesaggio cambia le sue forme, impronte di lupi ci accompagnano finché la neve le mette in mostra e noi ci avviciniamo sempre più alla civiltà. Dopo 10 km sci e scarponi lasciano spazio alle nostre scarpe, per percorrere i restanti 17 km. Si parte con il vero e proprio “Portage”, ora niente potrà fermarci, sempre più a cannone e senza niente pietà per me scendiamo il crinale!
Come un segugio con la preda il Cinghio sente il mare. Una barretta veloce prima di addentrarci nella piana dei cavalli selvatici, appena prima di Case di Cornua. Qui l’incontro con questi cavalli allo stato brado ci riporta alla vita contadina di un tempo, dove tutto era scandito dalle stagioni. Una volta a Case di Cornua, un buon caffè ed una fetta di focaccia ligure non poteva mancare e poi via giù a fuoco dal sentiero, Sori è a meno di 10km. Pensavo “ok dai è presto ora si va via tranquilli”, arriviamo a una biforcazione del sentiero e un segnavia dice Sori “Panoramica” 1.45 ore, l’altro Sori 1.30 ore, e qual’è la risposta? “Ok facciamo quello da 1.30 ma dobbiamo esser giù in un’ora!”
Basta non ne potevo più, i piedi mi chiedevano pietà e Cinghio? Come un panzer, crapa bassa e via, in questo momento nulla aveva più senso, orario, gps, km, dislivello; il mio obiettivo era star dietro a Cinghio lui mi avrebbe portato al mare. Varcate le porte del paese di Sori e toccando con mano finalmente la sabbia ho sentito un vero senso di libertà!

Avevo fatto grazie a Cinghio quello che sognavo da 3 anni, sempre lì a guardare ogni minima perturbazione sperando fosse quella buona, fino ad arrivare a quando meno te lo aspetti e tac, eccola servita!
Durante questi anni e soprattutto in questi 3 giorni di viaggio ci siamo posti una domanda se qualcuno l’avesse già fatta con gli sci, gli stessi local anziani non ne hanno né idea ne ricordo; purtroppo non è dato saperlo, ma sinceramente non mi importa molto. Mi piace pensare che un ragazzo di campagna che lavora nelle risaie del Pavese e che ama il proprio territorio abbia conosciuto 4 anni fa un matto (nel senso buono) come Cinghio che la montagna la vive da 30 anni, e parlandogli della mia unica “avventura” fatta da escursionista, lui è riuscito a regalarmi una attraversata SciAlpinistica. E che avventura.
L’Antica Via del Sale in inverno con gli sci. Bello è poi stato veder le facce della gente che ci guardava al nostro ingresso in Sori, con zaino e sci in spalla, non voglio sapere cosa pensavano!
Voglio ringraziare prima di tutto Cinghio, che ha creduto in me per questo giro, come lo fa sempre in ogni sua stramba pazza uscita che mi propone ogni volta, ormai ho smesso di far programmi su cosa salire tanto me li cambia sempre all’ultimo, anche se stavolta ho messo io lo zampino!
Ringrazio tutte le persone che ci hanno accolto nel loro albergo ristorante B&b e bar e ringrazio anche le persone che si sono fermate a far 4 chiacchiere con noi (era l’unico modo per far fermare Cinghio e io tiravo finalmente il fiato)
È stato un gran bel giro. Buon divertimento a chi vorrà provare a farla come noi o se l’avete già fatta complimenti!

Di Cristian Candiotto Guida Alpina
Per info: sito www.guidaalpinacinghio.it
Cell. +39 3478102819
email |info@guidaalpinacinghio.it

  • Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006. Collaboratore della rivista ALP dal 2007 al 2010. Collaboratore del sito www.snowboardplanet.it nel 2007. Facebook: Giancarlo Costa

Può interessarti